Prima del metodo, ero una persona in fuga, ma non ero consapevole. Era una persona che credeva di andare verso una realizzazione personale. Ed ero una maschera fortemente identificata con questa maschera e mi piacevo tanto.E' il metodo che ha trovato me. Nel senso che io ero già abbondantemente sotto la sabbia mobile, non avrei più fatto nulla.
Cosa accade quando la vita ti toglie ciò che ami di più?
Aveva provato tutto: psicoterapia, spiritualità, formazione continua, c’era sempre qualcosa che non tornava.
Per una vita intera, Silvia ha creduto di camminare nella direzione giusta.
Una personalità fortissima, con una mente quasi geniale e brillante, con determinazione si era costruita una professione e un'identità forti. Eppure, c’era un fiume silenzioso in lei, una spinta a dimostrare a dimostrare di essere all’altezza, a tenere insieme tutto, a non cedere mai.Non era consapevole di essere in fuga. Credeva, anzi, di essere arrivata.
Eppure, ogni cosa che faceva – dallo shopping all’aiutare gli altri, dal fare incessante al riempire ogni spazio – era un modo per non fermarsi, per non sentire il dolore che aveva nell’anima.
Finché non ha più potuto ignorarlo e il suo corpo ha detto basta.
"Un giorno mi hanno detto che stavo morendo. E io l’ho capito, perché ogni animale sa quando sta per morire.L'unico parametro che hai è che dentro sai che c'è qualcosa che non va. È l'unica cosa che veramente ti informa. Però te la metti via, no? Perché sei abituata a dire, vabbè, ma quante storie che devi fare."
Silvia era arrivata a un punto in cui neppure la mente riusciva più a contenere il dolore.
Aveva esplorato tutte le vie della psicologia, della spiritualità, della formazione, aveva dato agli altri strumenti preziosi, ma non riusciva più a tenere in piedi nemmeno sé stessa.Quel buco nero la stava inghiottendo e lei si rendeva conto che nulla, fino a quel momento, l’aveva davvero toccata nel punto dove era necessario andare.
"Non sapevo più a che santo votarmi."
In un momento in cui nulla sembrava più funzionare, una persona le ha fatto una domanda: come stai?
"questo ragazzo mi chiede - come stai? -. Io ho questa domanda qui, mi sono sempre congelata, cioè proprio era la domanda che non volevo sentirmi dire. E io gli dico malissimo, malissimo. E gli racconto, gli racconto."
E una seconda domanda ancora più semplice anche se strana: tu ci sei mai stata nei piedi?
"E mi dice, guarda, secondo me tu dovresti proprio stare nei piedi. E prende su e se ne va."
Quella frase è diventata l'inizio della sua rinascita. Silvia ha iniziato a sentire davvero.
Non pensare, non reagire, non fuggire: sentire.Stava provando il Metodo per la prima volta e qualcosa si è mosso dentro.
Con l’aiuto della sua tutor Claudia ha cominciato un viaggio fatto di ascolto del corpo, in cui a poco a poco tutti i vecchi schemi venivano distrutti per trovare un contatto reale con il sé.
"Ho iniziato a entrare nel corpo.Mi ha fatto dire wow: quel fatto di poter pulire quel canale di amore che ho sempre avuto. Quella roba proprio... Io ho sempre avuto un amore enorme, incondizionato, nei confronti del prossimo, indipendentemente da chi."
Oggi Silvia ha trovato l’amore, la presenza, la lucidità, la capacità di guidare gli altri con compassione vera.Non si è “salvata” facendo qualcosa. Si è salvata fermando tutto.
"Spesso sono stata diciamo vista come genio, come chissà quale potenza della natura ma in realtà tutti quei neuroni che mi erano sicuramente serviti per sopravvivere erano gli stessi che poi mi stavano facendo schiattare perché è impossibile stare in una situazione del genere, cioè era proprio fuori controllo."
Ora che il rumore si è spento, Silvia ha ritrovato il senso, la visione, il corpo, i figli, la realtà. Ha smesso di cercare di diventare altro da sé.

Mi chiamo Silvia.Prima del Metodo ero una persona in fuga, ma non lo sapevo. Mi identificavo in una maschera che mi piaceva molto e cercavo costantemente soddisfazioni per stare in piedi, per salvarmi. Vivevo in una realtà costruita per soffrire il meno possibile, piena di compensazioni: shopping, fare, riempire. Ad un certo punto non è bastato più. Il mio corpo ha ceduto, e un medico mi ha detto che stavo morendo. Avevo gli elettroliti a zero. Sapevo che sarebbe potuta finire lì, e in fondo mi sembrava giusto così, non sapendo che c'era qualcosa di così importante che mi aspettava.
Ho sempre lavorato con le persone. Ero consulente, iscritta all'ordine, aggiornata con ogni tipo di formazione psicologica. Credevo di stare bene, ma i percorsi fatti non solo non mi avevano aiutata a uscire dalla mia sofferenza, ma non avevano nemmeno impedito che ci entrassi. Ho chiamato quel momento l'esplosione del merdone. Era disorientante, perché pensavo di avere tutti gli strumenti.Quando ho toccato il fondo, ero aperta a tutto. Ho provato approcci esoterici, letture spirituali, meditazione, kundalini, ma in molti casi ho solo replicato il mio copione trovando anche in quei mondi relazioni tossiche che non riuscivo a riconoscere come tali. L'unica cosa che mi diceva la verità era quella sensazione interiore che qualcosa non andava, ma anche quella la mettevo
via.La
svolta è arrivata quando, durante una pulizia energetica, un ragazzo mi ha chiesto: "Tu ci sei mai stata nei piedi?". Una frase semplice, ma mi ha aperto una porta. Ho iniziato a sentire i miei piedi e ho capito che loro se ne fregavano di tutto il resto. Da lì, a cascata, è arrivato il Metodo.Quando mi è stata assegnata Claudia come tutor, non riuscivo neanche a leggere, a mangiare, a riconoscere i miei figli. Vivevo in uno stato alterato, e avevo paura di tutto. Lei, con fermezza, mi riportava al corpo. Ogni volta che cercavo di parlare del mio dolore, mi chiedeva se sentissi il mignolo del piede sinistro. Non mi permetteva di fuggire più. E io la odiavo per questo, ma grazie a lei ho cominciato a fermarmi.Fermarmi era il mio terrore più grande. Per me fermarsi voleva dire smettere di salvarsi, ma era esattamente quello che dovevo fare. Ho iniziato a partecipare ai webinar, ho conosciuto Susi che ha colto all'istante la mia sofferenza. E ho capito che alcune persone, anche quelle che mi hanno ferita, sono state pezzi fondamentali del mio percorso.Ho iniziato a sentire. Non pensare, non risolvere, ma sentire il corpo, rientrare nel corpo. Ho capito che tutto quello che viene fuori è già guarigione. Ho riscoperto un amore incondizionato che ho sempre avuto verso gli altri. Un amore senza direzione, che semplicemente è. E nel momento in cui ho sentito che riuscivo a lasciarlo fluire, ho capito: adesso sei.
Il Metodo non ha cancellato quello che avevo vissuto, ma ha messo un tassello che ha dato un senso a tutto. Non è solo per me. È qualcosa che ora porto anche per gli altri.
Ero una “maschera” in fuga, identificata con un'immagine di me stessa brillante e sempre in grado di arrivare al limite e salvarmi
Vivevo in una bolla di compensazioni continue: fare, riempire, aiutare, shopping, tutto per non sentire il dolore che avevo dentro
Continuavo a formarmi, ad aumentare le mie conoscenze, ma mi sentivo sempre più vuota e in crisi.
Il mio corpo ha detto basta: non stavo più in piedi.
Avevo perso il contatto con la realtà, i figli, il corpo, e non riusciva più nemmeno a leggere o mangiare.
Ho ritrovato la presenza, la lucidità e la capacità di guidare gli altri con una compassione autentica.
Ho scoperto un amore incondizionato che è sempre stato in me, e finalmente ho imparato a lasciarlo fluire.
Ho smesso di fuggire e ho imparato a stare nel corpo, nel momento, anche quando fa male.
Sono tornata a percepire la realtà, i miei figli, e ho riconosciuto e sciolto i vecchi schemi che mi tenevano prigioniera.
Ho trovato un senso profondo al mio percorso: ora il Metodo è qualcosa che porto anche per gli altri
Ha accettato di fermarsi, anche se questo significava rinunciare al suo vecchio modo di “salvarsi”.
Ha iniziato a sentire il corpo, partendo da esercizi semplici come portare attenzione ai piedi.
Con l’aiuto della tutor Claudia, ha interrotto i meccanismi mentali compulsivi e ha imparato a rimanere nel sentire.
Ha partecipato ai webinar, affidandosi al sostegno di persone che hanno sentito e riconosciuto la sua sofferenza.
Ha lasciato che il Metodo entrasse nella sua vita, smettendo di accumulare fare, lasciando che tutto il dolore e le esperienze passate fluissero nel sentire.
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